lunedì 22 luglio 2013

Vietato arrestare l'arte (di Paolo Cecco)

l'Arte! L'Arte! Ecco l'Amante fedele, sempre giovine, immortale; ecco la fonte della gioia pura, vietata alle moltitudini, concessa agli eletti; ecco il prezioso Alimento che fa l'uomo simile a un dio”. Così descriveva l'Arte il Vate, Gabriele D'Annunzio, nel suo capolavoro di tendenza decadentista ed estetista: “Il Piacere”. La notizia (ed il video) che stanno girando in questi giorni sui maggiori Social Network hanno dell'inaudito: nella città- Venezia- che ha impregnato la sua storia di arte, cultura e creatività è stato arrestato dalla polizia municipale, un artista iraniano con l'accusa di essere sprovvisto dell'autorizzazione a sostare sul ponte del Megio. Aras Kefayati, il pittore asiatico, era solito sistemarsi nella zona del ponte del Megio per omaggiare con le sue creazioni le migliaia di turisti che transitano ogni anno nella città lagunare. Ma cos'è l'arte se non, per l'appunto, un linguaggio ed una delle più antiche forme di comunicazione? L'accusa che mi ha fatto cadere dalla sedia è aver definito - ma oserei dire sputtanato- Kefayati, di essere un artista abusivo. In un curato forum di Arte (www.artext.it), si è cercato di definire quella abusiva:”Un'arte che nasce direttamente dalle intenzionalità dell'artista e che si esercita in quei luoghi della quotidianità che generalmente non collimano con i luoghi deputati dell'Arte contemporanea odierna. È un'arte mercificabile ma per costituzione invendibile”. Quindi, non solo il parcheggiatore, l'alloggiatore o il commerciante abusivo; ora di fuorilegge è da iscrivere anche l'artista, il comunicatore, colui in grado di trasmettere emozioni, segni e che con il suo lavoro riesca a scuotere le cocienze. Ma l'arte, intesa come l'espressione estetica dell'interiorità umana, e gli artisti sono legittimamente “abusivi”, anticonformisti, irregolari, sregolati. È nel secolo scorso, con l'avvento dei regimi totalitari, dove vigeva la sindrome di “regolarizzare” e dominare l'arte ed i suoi adepti: furono i nazisti che epurarono i musei tedeschi di tutte le opere moderne definite arte degenerata (dal cubismo, al dadaismo, all'astrattismo); o al Congresso degli scrittori sovietici del 1934, che si stabiliva che l'opera d'arte dovesse avere forma realista e contenuto socialista in accordo con la dottrina marxista/leninista. Un comune che invia sette (sette!) agenti municipali per fermare un gradito e stimato artista di strada, sarebbe certamente rimandato agli esami di Settembre in Storia dell'Arte. L'opera d'arte deve meravigliare, scandalizzare, incantare, affascinare, irritare, spodestare, ammagliare. Non chiedete, cari sindaci, ad un artista di frequentare un razionale corso di patente di guida: sarebbe come chiedere ad un grigio impiegato bancario di recitare un musical a Broadway. Gli artisti parlano ai sentimenti delle persone, non forniscono consulenze ai clienti come gli operatori di Equitalia. L'artista è un “antropologo dell'anima”, capace di esprimere valori universali anche se non attraverso codici convenzionali. Certo, in una società edonista e relativista, dominata dalla paura, spogliata di valori, dove sono le casate finanziarie bancarie a dettare le norme sociali e culturali, infastidisce chi tenta ancora a sussurrare all'orecchio del cuore un sentimento, un verso, uno stato d'eccitazione. È proprio quando si tocca il fondo, come in questi drammatici periodi, che urge il bisogno di arte e di artisti, insostituibili muratori della nostra umanità. Abbiamo bisogno di Aras e di tutti gli esteti perchè abbiamo necessità di chi ci accompagni al sogno della vita: un' esistenza raffigurata nei colori della tavolozza dell' anima, che viaggia tra le più alte note della musicalità e si scorge nei più struggenti versi dei poeti. Settorializzare l'arte in “pubblica” o “abusiva” equivale a spegnere il sole, togliere il profumo ad un giardino fiorito, consegnare un bacio insipido alla propria amata. La mia profonda solidarietà a tutti gli eroici artisti! ”Il verso è tutto e può tutto” (G. D'Annunzio)


Paolo Cecco

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